Rinnovare La Ricerca di Janelle Ward
7. Web 2.0, Web 3.0 e Altro Ancora
Sono stati molti gli sforzi fatti per permettere l'utilizzo delle applicazioni del web 2.0 e quindi per facilitare la collaborazione tra gruppi di persone che parlano lingue diverse.
Al congresso internazionale WikiSym del 2008, sulla ricerca e sulla prassi che sta alla base dei wiki, per esempio, il ricercatore canadese Louis Philipe Huberdeau ed altri suoi colleghi hanno presentato "un traduttore per wiki"
o meglio un sistema studiato apposta per permettere la traduzione
simultanea di contenuti in wiki, in molteplici lingue. Sebbene questo
nuovo strumento non sia ancora stato utilizzato in ambito universitario,
l'utilizzo in altri campi dello stesso, lascia ben sperare
relativamente al suo futuro utilizzo in campo accademico.
Sono pochi i ricercatori che hanno scoperto solo recentemente i benefici che gli strumenti del web 2.0 possono dare in ambito collaborativo, forse troppo presto per testare al meglio questa prassi.
Riflettendo sui modi in cui potrebbe essere migliorata la comunicazione tra studiosi e colleghi ricercatori, Paul Williams dell' Università di Worcester, in Inghilterra, dice che il "Web 2.0 non è in realtà solo una nuova tecnologia, ma un insieme di persone collegate tra loro dalla condivisione di determinati contenuti". Motivando persone a entrare in contatto e a collaborare tra loro in modi nuovi, queste tecnologie saranno sicuramente in grado di permettere il progresso in ambito universitario.
La conoscenza non è qualcosa di statico, ma è così che è stata trattata nelle pubblicazioni universitarie tradizionali.
Resta difficile da sostenere con certezza che la qualità degli articoli possa essere migliorata attraverso l'utilizzo di blog o tramite strumenti di scrittura collaborativa online, tuttavia questa rimane una possibilità. Di questi argomenti continuerà a discutere chi si avvicina alla tecnologia e chi no, con particolare attenzione alla nozione di produzione collaborativa del sapere.
Tanto aumenta il ritmo del progresso tecnologico che ciò che oggi appare innovativo potrà sembrare storia antica col passare di pochi anni. Ed ecco il web 3.0, il semantic web, definito così dal giornalista Jonathan Richards:
"Se il Web2.0 ha permesso all'intelligenza collettiva di produrre contenuti di valore... Il Web 3.0 permetterà di collegare lo stesso Internet al nostro cervello".
Un esempio di Web 3.0 technology è il "natural-language search", dove un motore di ricerca sarà capace di comprendere e rispondere a domande. Ciò significa che in futuro il web permetterà più di una mera recezione di dati, e che gli accademici potranno affidarsi alla tecnologia per la raccolta e l'organizzazione automatica delle informazioni.
In che maniera il mondo universitario reagirà a quest'evoluzione tecnologica, solo il tempo ce lo dirà.