E' la scrittura collaborativa online il rimedio per cambiare il processo editoriale accademico? I blog e i wiki sovvertiranno il modo in cui le università pubblicano e distribuiscono i loro lavori?
In questo interessante articolo, Janelle Ward cerca di mettere in evidenza quelli che sono i pregi e i difetti del modello di pubblicazione universitaria attuale ed al tempo stesso suggerisce un nuovo approccio all'editoria accademica, capace di sfruttare la potenza del web.
Le università hanno iniziato ad utilizzare strumenti di Web 2.0 per il blogging, per forme di scrittura collaborativa online ed anche per altri scopi..
Dal 2002 Technorati, un motore di ricerca per blog, ne ha indicizzati più di 133 milioni.
Secondo Wikipedia, nella blogosfera è cresciuto il numero di blog collaborativi, spesso creati da bloggers di professione con la voglia comune di condividere il proprio tempo e i propri mezzi, da un lato per ridurre lo stress dovuto magari al fatto di essere gli unici gestori di un sito web di successo e dall'altro per cercare di attrarre un più ampio numero di lettori.
Se il numero dei blog accademici continua a crescere, sarà necessario incoraggiare i centri di ricerca "offline" tradizionali ad adattarsi a questi nuovi strumenti tecnologici per incentivare la condivisione di conoscenze già esistenti.
Se è facile notare che il blogging e i tentativi di scrittura collaborativa sono diventati mezzi d'utilizzo comune, sembra più complicato stabilire il numero di wiki che vengono creati ogni giorno, visto che la maggior parte di essi non sono pubblicamente accessibili
L'interesse universitario verso l'utilizzo dei wiki appare evidente nei convegni annuali come WikiSym e Wikimania, che concentrano la loro attenzione sul mondo dei Wikimedia internazionali.
Ma in questo caso è il wiki stesso ad essere oggetto di ricerca:
Ovviamente è troppo presto per sapere dove porteranno. Solo sperimentando sarà possibile scoprire nuovi modi di affrontare i problemi attuali e si diventerà capaci di risolvere anche i problemi che sorgeranno in futuro
Allo stesso modo i blog in particolare, sono un potente strumento di comunicazione fra ricercatori. Riprendendo il motto di Francesco Bacone "sapere è potere", un numero ampio di conoscenze dovrebbe essere distribuito andando oltre quelle che sono le torri d'avorio universitarie. Ma quali sarebbero le conseguenze?
Il crescente uso di strumenti online, specialmente nel campo dell'istruzione, riceve comunque delle critiche. Tara Brabazon dell'Università di Brighton, in Inghilterra, teme che Internet sia veicolo di mediocrità e l'informazione online porti ad ottenere solo competenze troppo generiche.
"Non esiste maggior necessità che quella di evidenziare l'importanza dell'intelligenza, dell'istruzione, delle credenziali e della credibilità. Non si tratta solo di un problema di precisione, ma di mediocrità come effetto principale causato da Google".
L'utilizzo di motori di ricerca, per la consultazione di fonti universitarie, è pericoloso, avverte la Brabazon, perchè le informazioni che si ricavano non sono filtrate da esperti universitari.
Ma per quelle disponibili a tutti, presenti sui blog e per i documenti collaborativi di esperti? Se esistono studiosi con credenziali riconosciute, che distribuiscono contenuti online secondo le modalità sopra descritte, le critiche della Barbazon creeranno meno preoccupazioni. Forse questo è l'argomento più adatto a discutere dell'ambiente universitario in modo aperto e collaborativo.
Nel processo di ricerca collaborativa, così come nella comunicazione via blog, il problema principale è quello di preservare la qualità degli elaborati. Ma se è vero che la revisione paritaria anonima non è più ammessa, quale altro mezzo si utilizzerà? Dotrebbe esserci una procedura simile, come per esempio una revisione paritaria aperta, oppure sarebbe una "folla" di esperti a giudicare la qualità dei blog o dei wiki?
Forse stiamo assistendo ad un processo di separazione di due diversi ambiti di ricerca: